Alcune grandi donne di New York – Jane Jacobs –

Alcune grandi donne di New York – Jane Jacobs –

Ma quanto e’ amato Washington Square Park dai Newyorkesi, ma anche dai turisti che visitano la città per la prima volta!
C’è qualcosa di speciale in questo parco. Se ti siedi su una panchina e osservi, puoi vedere tanti “Mondi” che passano davanti a te, ognuno con la propria realtà unica e tutti con una cosa in comune… New York. Prova per un momento a immaginare New York senza questo parco o il Village o Soho… Sarebbe potuto succedere sai?. Se oggi possiamo godere della magia creata in questa zona della città lo dobbiamo solo a questa donna. Una “forza della Natura” dai capelli biondi e con occhiali “très chic”. Il suo nome era Jane Jacobs.
Jane Jacobs è nata in Pennsylvania nel 1916 e si è trasferita molto giovane a New York durante gli anni della Depressione per vivere in Orange Street a Brooklyn Heights. Presto sentì il bisogno di avventurarsi nella metropolitana per attraversare l’East River ed esplorare Manhattan. Ha scelto a caso la fermata della metropolitana di Christopher Street, solo perché le piaceva il nome, emergendo in quella che sarebbe stata non solo la sua casa permanente, ma la sua “Missione di vita” … il Greenwich Village. Ben presto convinse sua sorella a trasferirsi con lei al Village, innamoratasi dell’atmosfera unica del quartiere, più simile al suo carattere e lontana dalla classe media che le circondava a Brooklyn Heights. Dopo aver sposato Craig Jacobs, nel 1947 decisero persino di acquistare una casa in condizioni fatiscenti in Hudson Street, nella parte a ovest più estrema del Village, all’epoca popolata da immigrati e della classe operaia, e sistemarla. La casa è ancora in piedi oggi e accanto all’ingresso c’è una targa che ricorda Jane Jacobs e le sue grandi imprese.
Diventò giornalista per una rivista di architettura ed è qui che è cominciato il suo interesse nell ‘architettura e urbanistica. Vivere nel Village le ha dato l’opportunità di studiare e apprezzare quello che in seguito lei ha definito “The Sidewalk Ballet” ( la Danza sul Marciapiede), un’interazione senza fine tra vicini, passanti e negozianti. Come lei descrive nel suo libro rivoluzionario “The Death and Life of Great American Cities” (“La morte e la vita delle grandi città americane”).
“… Sotto l’apparente disordine della città vecchia, perché la città vecchia funzioni con successo, c’è un ordine meraviglioso per mantenere la sicurezza delle strade e la libertà della città. È un ordine complesso. La sua essenza è la complessità dell’uso del marciapiede, che porta con sé un continuo susseguirsi di sguardi. Questo ordine è tutto composto di movimento e cambiamento, e sebbene sia vita, non arte, possiamo fantasiosamente chiamarlo la forma d’arte della città e paragonarlo alla danza, non a una semplice danza di precisione con tutti allo stesso tempo, volteggiando all’unisono e inchinandosi in massa, ma ad un intricato balletto in cui i singoli danzatori e gruppi hanno tutti parti distintive che miracolosamente si rafforzano a vicenda e compongono un insieme ordinato. Il balletto del buon marciapiede della città non si ripete mai da un posto all’altro, e in ogni luogo è sempre pieno di nuove improvvisazioni .. Il tratto di Hudson Street dove vivo è ogni giorno la scena di un intricato balletto sul marciapiede … ”
In questo “micro-villaggio” le persone possono sentirsi al sicuro, la famiglia può crescere i propri figli in modo “più sano”, le piccole imprese possono prosperare e lei credeva che fosse l’unico modo in cui le grandi città moderne avrebbero potuto sopravvivere.
Fece notizia quando nel 1954 il suo perfetto “micro-villaggio” fu minacciato dal commissario per la pianificazione di New York, Robert Moses. Nel perseguire la sua visione di una città moderna dominata da grattacieli, autostrade e mobilità estrema dovuta all’abbassamento del costo delle auto, Robert Moses introduce il suo “rinnovamento urbano” e lo “sgombero dei quartieri poveri” che porteranno alla distruzione di tante zone di New York , come nel South Bronx e Harlem. Per il Lower Manhattan aveva immaginato un’enorme autostrada (LOMEX) che avrebbe collegato la 5th Avenue al Williamsburg e al Brooklyn Bridge (e di conseguenza al Queens, Brooklyn e Long Island) passando per il Village, Soho (non ancora chiamato così) e Little Italy. In particolare Washington Square Park sarebbe stato completamente distrutto e gli splendidi e pittoreschi quartieri sarebbero cambiati per sempre. Jane Jacobs si organizzò con i cittadini del Village, molti dei quali erano artisti, scrittori e giornalisti ben noti, per formare il “Village Preservation”. Anche l’ex First Lady Eleanor Roosevelt li aiutò in questa importante missione! Protestarono e lottarono fino ad arrivare alla Corte Suprema, citando in giudizio la città di New York per aver permesso ai costruttori edili di distruggere una parte storicamente importante della città nascondendo i propri interessi economici derivanti dal progetto. Fortunatamente il 25 giugno 1958 raggiunsero la vittoria e il Lower Manhattan fu salvato. Festeggiarono, non tagliando un nastro innaugurativo, ma avvolgendone uno intorno a Washington Square Park.
Quindi, la prossima volta che passeggerai per le affascinanti e tortuose stradine del Village o quando in una giornata di sole pranzerai su una panchina di Washington Square Park ascoltando i fedeli musicisti jazz, ricordati di Jane Jacobs, la donna che salvò il Village.